Pubblicate da Banca d’Italia le istruzioni in merito alle TLTRO III. Ad essere onesto non ne sentivo la mancanza, ma se qualcosa non cambia da un punto di vista di politica fiscale ho l’impressione che qui ne una saga più lunga di Fast & Furios o di qualche eroe della Marvel. Il problema è che specialmente in Italia, questo round arriva un pò ‘naked’ (nudo), 7 aste che metteranno a dura prova le Direzioni della banche in merito a se aderire e per quale importo farlo e, probabilmente, sotto stress le reti commerciali del credito delle stesse. E’ vero, ho usato volutamente con vena provocatoria le parole commerciale e credito vicine, una cosa che farebbe inorridire un ortodosso dell’intermediazione creditizia….il credito si valuta, non si vende…corretto, ma siamo realisti…c’è da sempre il confronto tra il buono ed il cattivo nel credito in banca, tra chi valuta/controlla i rischi e chi sviluppa, ed ‘i numeri’ (arisic…) alla fine bisogna farli. Solo che con la TLTRO II questa spinta commerciale al credito (con il placet della BCE) era avvenuta in un contesto di moderata ripresa in Italia e con un barlume di politica industriale dopo 40 anni, cioè il piano Calenda sugli investimenti 4.0. Aziende che volevano investire un pò si trovavano…poi, per carità, di chirografi dati così, tanto per far fare liquidità agli imprenditori a basso costo se ne sono visti. Una win-win…fino a ieri….cosa succede ora? Che molto probabilmente, se qualcosa non cambia sullo scacchiere internazionale, il prossimo round delle TLTRO sarà condizionato più che dalla BCE dal ciclo economico internazionale e dai twitter di Trump. Penso che in Europa questa TLTRO sarà un mezzo fiasco per i motivi appena detti, ma sarà dura anche per le banche italiane scegliere quanto richiedere e come allocare questa nuova liquidità, visto che molto probabilmente verrà a mancare il supporto di politica fiscale (leggasi legge di bilancio) che possa portare le imprese a decidere un nuovo round di investimenti. A meno che non si tiri fuori il coniglio dal cilindro da parte del Governo in termini di nuovi incentivi agli investimenti o non ci sia un cambio di rotta a livello internazionale per quanto concerne le guerre sui dazi in essere. Non penso che possa spostare molto anche il fatto che per la prima volta le banche possano utilizzare anche i prestiti sottostanti alla auto cartolarizzazioni per la determinazione dei limiti del finanziamento (battaglia sponsorizzata e vinta anche da ABI). Il rischio di ritrovarsi con uno strumento monco di politica monetaria e con le reti commerciali delle banche sotto scacco (e stress) potrebbe essere reale. Dato l’attuale ciclo, la mancanza di una coordinata politica fiscale si farà sentire profondamente, specialmente nei Paesi come l’Italia con la sua zavorra di debito e deficit, visto che tra l’altro ci vorranno dai 30 ai 40 miliardi solo per fare una legge di bilancio a somma zero…della serie, auguri!!!
E tra l’altro questa stagione senza fine di tassi nulli o negativi sta mettendo un pò in crisi tutti; le banche che perdono soldi a go go anche solo parcheggiando liquidità sui conti della BCE (Deutsche Bank docet), la BCE che sta anche pensando di esonerare dai tassi negativi una quota dei depositi delle banche (il cd tiering of negative interest rates), ma anche gli investitori Isituzionali in cerca di rendimenti decenti (tanto per dire quanto il problema è globale, nei giorni scorsi negli USA per la prima volta una società che opera nel family office, Pegasus Investments, ha comprato un mall (centro commerciale) come investimento..mhmmm).
Penso che nei prossimi mesi vedremo rispolverato in diverse occasioni il vecchio detto che non è che manchi l’acqua (denaro), è il cavallo (azienda) che non vuole bere, con la speranza che troppi di quei prestiti fatto sotto TLTRO II nel frattempo non si siano trasformati in UTP, complici anche il ciclo economico e qualche valutazione azzardata…sarebbe un bel nuovo esempio di intermediazione di politica monetaria.
Corrado Bei
Direttore Finconsultech® Academy
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